Ci sono momenti nella storia di una nazione che cambiano tutto. Per gli albanesi, uno di questi istanti fu il 22 novembre 1908 — il giorno in cui a Monastir, dopo accesi dibattiti, scontri di idee, rischi politici e decisioni coraggiose, venne scelto l’alfabeto della lingua albanese.
Questa decisione non fu solo tecnica o linguistica. Fu un atto politico, culturale, un gesto di sopravvivenza nazionale. Fu il momento in cui gli albanesi dissero a sé stessi e al mondo:
Avremo un alfabeto comune.
Avremo una lingua unificata.
Avremo una nazione.
Il Congresso di Monastir fu una pietra miliare della Rinascita Albanese e uno degli eventi più importanti della storia dell’Albania moderna.


Perché serviva un alfabeto unico?
Gli albanesi dell’epoca avevano un problema fondamentale: non scrivevano allo stesso modo. Alla lingua albanese mancava uno standard unificato.
Erano in uso diversi alfabeti paralleli:
- L’alfabeto di Istanbul (con elementi latini e greci)
- L’alfabeto di Bashkimi (interamente latino, molto diffuso nel nord)
- L’alfabeto di Agimi (fonetico, ma meno pratico)
- Diverse varianti locali basate su lettere greche o arabe
Questa varietà danneggiava la scuola albanese, le pubblicazioni, il giornalismo, la letteratura. Gli insegnanti usavano un sistema, mentre i libri venivano stampati con un altro. I bambini, ad esempio, imparavano un alfabeto a Scutari e un altro a Corizza.
E soprattutto… la divisione favoriva i nemici della lingua albanese.
I vicini che non volevano lo sviluppo dell’albanese temevano un alfabeto unico, perché l’alfabeto è la base di una nazione.


Chi partecipò al Congresso – una panoramica delle grandi figure
Il Congresso riunì un mosaico straordinario di personalità:
- Gjergj Fishta, grande oratore
- Luigj Gurakuqi, mente organizzativa
- Mithat Frashëri, diplomatico strategico
- Ndre Mjeda, linguista e poeta
- Gjergj Qiriazi, missionario dell’educazione
- Dom Nikollë Kaçorri, sacerdote coraggioso
- Delegati da Giannina, Valona, Prizren, Scutari, Gjakova, Tetova, Elbasan, Monastir, Struga, Argirocastro…
La grande novità fu questa: Cattolici, musulmani e ortodossi si sedettero alla stessa tavola senza alcun pregiudizio.



L’atmosfera del dibattito – tesa, ma visionaria
Il Congresso durò dal 14 al 22 novembre. Le giornate furono piene di discussioni animate, ma sempre civili.
Una curiosità storica:
Fishta, nei momenti più tesi, si alzò in piedi dicendo:
“Gli albanesi non hanno due lingue. Gli albanesi devono avere un solo alfabeto!”
Le sue parole divennero un appello che unì tutti.
I delegati, però, avevano dilemmi reali:
- Bisognava preservare la tradizione?
- Creare un alfabeto completamente nuovo?
- Gli albanesi avrebbero accettato l’alfabeto latino?
- Si rischiava uno scontro religioso?
Ma in ogni discussione, un’idea tornava come una bussola: l’unità nazionale.
La commissione decisiva – gli 11 uomini che sancirono l’alfabeto
Nella metà del Congresso fu creata una commissione di 11 membri che lavorò giorno e notte per trovare la soluzione.
Essi confrontarono:
- la semplicità delle lettere
- i suoni unici dell’albanese (q, gj, xh, ll, rr…)
- la difficoltà della stampa
- l’uso nelle scuole
- l’accettazione popolare
Alla fine, la commissione propose: l’uso dell’alfabeto latino come base della scrittura albanese, in due varianti ammesse (Bashkimi + Istanbul riformato). La decisione fu accolta con entusiasmo dai più. L’esclamazione “Rroftë alfabeti!” fu ricordata dai presenti come il momento più emozionante del Congresso.


Curiosità reali dal Congresso
1. Il Congresso si svolse in condizioni modeste
La sala non aveva un buon riscaldamento; alcuni delegati indossavano cappotti pesanti. Tuttavia nessuno si lamentò — gli ideali li tenevano al caldo.
2. Fishta e Mjeda difendevano due alfabeti diversi
Sebbene entrambi grandi poeti, Fishta sosteneva l’alfabeto di Bashkimi, mentre Mjeda quello di Agimi. Ma entrambi accettarono l’alfabeto latino.
3. I delegati erano sotto sorveglianza ottomana
Il Congresso fu autorizzato dai Giovani Turchi, ma attentamente monitorato. Tuttavia le decisioni interne non furono controllate.
4. C’erano delegati dalla diaspora
Arbëreshë d’Italia, comunità albanesi a Bucarest e Sofia, e perfino associazioni albanesi dall’America inviarono rappresentanti o lettere di sostegno.
5. L’unica donna che partecipò indirettamente
Parashqevi Qiriazi non era delegata, ma scrisse il primo abbecedario secondo il nuovo alfabeto pochi mesi dopo.
Perché l’alfabeto latino era la soluzione migliore?
I delegati scelsero l’alfabeto latino perché si adattava meglio ai suoni dell’albanese, era facile da imparare, più pratico per le pubblicazioni, evitava influenze religiose, unificava il popolo. L’albanese ha molti suoni caratteristici che altre lingue non hanno (ë, ç, q, gj, dh, rr, ll) — l’alfabeto latino si adattò meglio di qualsiasi altro sistema.
Dopo il Congresso – una nuova epoca
La decisione di Monastir portò un’ondata di cambiamenti che toccò ogni angolo della società albanese. Dopo quel momento storico, le scuole albanesi iniziarono ad aprirsi in tutto il paese, creando per la prima volta uno spazio educativo unificato dove la lingua veniva insegnata nello stesso modo. Fu pubblicato il primo abbecedario unico, che divenne la base dell’educazione moderna e un simbolo della nuova identità linguistica.
Questa standardizzazione della lingua non influenzò solo l’istruzione, ma plasmò anche il sentimento nazionale. L’istruzione divenne più moderna e organizzata, mentre il senso di unità nazionale si rafforzò come mai prima. Gli albanesi iniziarono a sentirsi parte dello stesso spazio culturale e spirituale, parlando e scrivendo con lo stesso alfabeto. La decisione di Monastir preparò il terreno per la Dichiarazione d’Indipendenza del 1912, diventando una delle colonne portanti del movimento nazionale. Oggi è un fatto riconosciuto che, senza un alfabeto unico, l’indipendenza sarebbe stata molto più difficile da raggiungere.



Perché il 22 novembre si celebra oggi?
Questa data simboleggia tre valori profondi per gli albanesi:
- Unità nazionale
- Identità linguistica
- Percorso europeo della nostra cultura
L’alfabeto con 36 lettere è oggi il ponte che unisce gli albanesi ovunque nel mondo. Da Tirana a Pristina, da Ulcinj a Presheva, da Skopje agli Arbëreshë in Italia — tutti scriviamo allo stesso modo.
La lingua è la nostra patria comune.
L’alfabeto è la sua casa.
