Il Castello di Berat, uno dei simboli più potenti del patrimonio albanese, sorge su una collina rocciosa che domina il fiume Osum e guarda con orgoglio l’antica città. Con radici che risalgono all’antichità, questa fortezza ancora abitata è un mosaico vivente di storia, architettura e cultura. È testimone delle diverse epoche che hanno lasciato il loro segno nelle sue fondamenta, nei suoi muri e nelle sue leggende. Oggi, il Castello di Berat non è solo un monumento del passato, ma una destinazione che incanta ogni visitatore con la sua atmosfera senza tempo e il panorama mozzafiato sulla città e i suoi dintorni.

Origini e storia – Tour storico del Castello di Berat
Il Castello di Berat ha una storia che si estende per oltre 2500 anni. Originariamente costruito dalle tribù illire dei Parthini e successivamente conosciuto come Antipatrea dai Macedoni nel IV secolo a.C., fu uno dei centri più importanti della regione. I Romani lo fortificarono ulteriormente nel II secolo a.C., mentre durante il periodo bizantino, soprattutto sotto l’imperatore Giustiniano, la fortezza venne ricostruita ed ampliata per proteggere la valle dell’Osum dagli attacchi esterni. Nel XIII secolo, sotto il Despotato d’Epiro di Michele Comneno Ducas, fu completamente ricostruita nella forma che vediamo oggi.
Nel Medioevo, il castello divenne un importante centro culturale e militare, passando poi sotto il dominio dei Bulgari, dei Serbi e infine degli Ottomani alla fine del XIV secolo. Nel XIX secolo fu incluso nel Pasciàlik di Berat guidato da Ali Pascià Tepelena. Durante la Seconda Guerra Mondiale, mantenne il suo ruolo strategico, con feroci battaglie nel 1943 tra i partigiani e gli invasori nazisti.
Questo ricco e sfaccettato percorso ha reso il Castello non solo una testimonianza della storia albanese, ma anche un simbolo di resilienza e identità nazionale.


Architettura – Mura, chiese, moschee e quartieri interni
L’architettura del Castello di Berat riflette chiaramente la sua lunga e multiforme storia. Le sue spesse mura, lunghe circa 1400 metri e supportate da 24 torri di guardia, circondano un’area di circa 10 ettari. Costruito a forma triangolare, il castello mostra un’organizzazione interna simile a una piccola città medievale, con vicoli lastricati, case tradizionali e edifici religiosi che si intrecciano naturalmente.
All’interno della fortezza si trovano i resti di oltre 10 chiese bizantine, tra cui le più celebri sono la Chiesa della Santissima Trinità e la Cattedrale della Dormizione della Vergine Maria, che oggi ospita anche il Museo delle Icone “Onufri”, dedicato al grande iconografo albanese. Di pari importanza sono la Moschea Rossa (così chiamata per i suoi mattoni) e la Moschea Bianca, che rappresentano l’eredità islamica della città durante il periodo ottomano.
Il quartiere all’interno del castello è ancora oggi abitato, con case in stile ottomano del XVIII–XIX secolo che offrono un’autentica sensazione di vita tradizionale albanese. Questa fusione di architettura bizantina, ottomana e medievale, preservata organicamente all’interno delle mura, rende questo luogo unico nei Balcani e oltre.


Tolleranza religiosa e UNESCO – Significato culturale
La Fortezza di Berat non è solo un monumento storico, ma anche un simbolo di convivenza e tolleranza religiosa. All’interno delle sue mura, la chiesa ortodossa e la moschea ottomana si ergono fianco a fianco, testimoniando un lungo periodo di armonia interreligiosa. Questa combinazione armoniosa è una delle principali ragioni per cui Berat, insieme a Gjirokastra, è stata inclusa nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO nel 2008, con il nome “Centri storici di Berat e Gjirokastra”.
L’UNESCO considera la città un eccezionale esempio di centro urbano ottomano ben conservato, con edifici che testimoniano lo sviluppo architettonico e culturale dall’epoca greco-romana a quella ottomana. La tolleranza interreligiosa è particolarmente evidente: mentre altre città conobbero conflitti, Berat mantenne la diversità e la convivenza nei secoli, riflessa nella composizione spirituale e culturale della fortezza.
L’inclusione nella lista UNESCO ha aumentato significativamente l’interesse turistico e portato sostegno internazionale per la conservazione di questo patrimonio unico.


Visitatori di oggi – Pratica e consigli
Il Castello di Berat è oggi una delle destinazioni più visitate in Albania, grazie al suo valore storico e al paesaggio straordinario che offre. È aperto ai visitatori tutti i giorni dalle 09:00 alle 18:00. Il biglietto d’ingresso è di 300 lekë per gli adulti (circa €2,5), mentre per i gruppi oltre 12 persone c’è uno sconto a 200 lekë a persona. I bambini sotto i 12 anni entrano gratis e sono previste tariffe ridotte per studenti, pensionati e categorie speciali.
In date particolari, come il 18 aprile (Giornata Internazionale dei Monumenti), il 18 maggio (Giornata Internazionale dei Musei) e il 29 settembre (Giornata del Patrimonio Culturale Nazionale), l’ingresso è gratuito per tutti. Il castello è facilmente raggiungibile a piedi dal centro storico o con taxi/minibus locali. All’interno è disponibile anche un parcheggio limitato per i visitatori.
Per un’esperienza più completa, si consiglia la visita nel pomeriggio, quando la luce del sole crea un’atmosfera speciale sulle mura e sui vicoli. È raccomandato indossare scarpe comode per camminare sulle strade acciottolate e non perdere la visita al Museo Onufri, una gemma all’interno del monumento.




Leggende popolari – Il mito di Tomorri, Shpirag e Zani
Il Castello di Berat custodisce non solo storia documentata, ma anche un ricco patrimonio di miti e leggende legati alla natura circostante e all’immaginazione popolare. Una delle storie più famose è quella dei due fratelli leggendari, Tomorri e Shpirag, innamorati della stessa Fata, una creatura mitica di straordinaria bellezza. La loro gelosia e rivalità portarono a uno scontro furioso, in cui entrambi trovarono la morte. Secondo la leggenda, la Fata, addolorata, si trasformò in una collina rocciosa e cominciò a piangere senza sosta, creando il fiume Osum con le sue lacrime.
Il castello fu costruito su questa collina, come monumento eterno all’amore tragico e al destino dei due monti, oggi conosciuti come Monte Tomorri e Monte Shpirag. Attraverso questa leggenda, il castello assume uno spirito mistico che trascende pietre e mura, diventando parte dell’anima e della memoria collettiva di Berat.




Fatti e statistiche – Curiosità dal mondo reale
Il Castello di Berat è uno dei monumenti più visitati in Albania, attirando migliaia di turisti ogni anno. Solo nell’agosto 2018, sono stati registrati oltre 14.600 visitatori, di cui più di 9.600 stranieri. Nello stesso anno, il castello e i siti culturali circostanti hanno accolto circa 128.000 visitatori, rendendo Berat una delle destinazioni di turismo culturale più dinamiche del Paese.
All’interno delle mura ci sono circa 128 monumenti culturali, tra cui case tradizionali, chiese, moschee e altri siti storici. Tra gli elementi più speciali c’è il busto dell’imperatore romano Costantino il Grande, uno dei primi a riconoscere il cristianesimo come religione di stato. Inoltre, il Castello di Berat è stato immortalato sulla moneta da 10 lek della Banca d’Albania (1996, 2000 e 2013), come simbolo del patrimonio nazionale.




Un’altra curiosità è che questa fortezza è ancora abitata, un fenomeno raro nella regione. I suoi abitanti conservano lo stile di vita tradizionale, trasformando la visita in un’esperienza culturale autentica e vivace.
Il Castello di Berat è più di una struttura in pietra: è storia vivente, un museo a cielo aperto e una rara testimonianza del patrimonio albanese. Dalle sue antiche mura ai vicoli che profumano ancora di vita tradizionale, ogni passo all’interno della fortezza è un viaggio indietro nel tempo. Non solo offre la vista più bella su Berat e sul fiume Osum, ma anche un’esperienza spirituale che parla al cuore e alla mente.
Se stai pianificando un viaggio in Albania, non lasciare questo tesoro storico fuori dal tuo itinerario. Visita il Castello di Berat per vivere la storia, toccare pietre che hanno visto migliaia di anni e sentire lo spirito di una civiltà che continua a vivere tra noi.
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